Una soleggiata mattina di metà luglio, in un tranquillo villaggio della Germania centrale, un’italiana, un’americana e un tedesco si spartiscono dei calchi in gesso di vulve e si salutano come fanno i vecchi buoni amici.
Questa è stata la conclusione di un’esperienza affascinante e atipica iniziata con uno scambio di messaggi tra me e Mirko, l’artista tedesco autore del progetto I Show Flag, che realizza calchi dei genitali femminili come dichiarazione di uguaglianza tra donne di tutto il mondo e veicolo di attenzione contro la pratica della mutilazione genitale femminile (MGF).
Per sapere tutto su questo progetto leggi la mia intervista con l’artista:
I SHOW FLAG – Intervista Nuda all’artista che trasforma le vulve in opere d’arte.
Inizialmente si trattava di collaborare a distanza per dare visibilità al suo progetto e al mio blog. Poi ho iniziato a perdermi tra le foto di bellissime vulve alla ricerca di somiglianze e differenze e a volerne sapere di più. Improvvisamente la possibilità di avere un fermo immagine della mia vulva in questo momento di esplorazione del corpo e della sessualità è diventata una necessità.
Quindi ho fatto le valigie e 800 km dopo ero a casa di Mirko, a toccare con mano le sue opere d’arte e a programmare quella che avrebbe avuto la mia impronta.

Prima di arrivare ho provato a figurarmi l’esperienza diverse volte, immaginando sguardi, dialoghi e atteggiamenti. Considerando il fatto che il progetto interessa un’area privata del corpo, intimamente connessa alla sessualità femminile, che viene eccezionalmente esposta alla vista e al contatto fisico di una persona estranea e del sesso opposto, ero pronta ad entrare in un ambiente permeato da una sorta di carica erotica intrinseca palpabile. Invece sono stata accolta in una confortante routine familiare all’interno della quale Mirko è, oltre ad un artista creativo e professionale, un marito ed un papà capace di gestire tempi ed aree di lavoro con rigore squisitamente tedesco senza risparmiare sorrisi e abbracci per le sue bellissime fanciulle bionde dagli occhi blu.
Una volta all’interno della casa, lo sguardo cade sui calchi di vulve esposti qua e là, apparentemente tutti simili tra di loro, che rivelano affascinanti differenze nelle peculiarità anatomiche mano a mano che ci si avvicina e sofferma su ognuno.
Osservare i calchi insieme a Mirko è come visitare un museo con guida personale, con il valore aggiunto della genuina passione per quelle bizzarre opere che solo l’artista stesso può trasmettere. Questo è anche il momento per togliersi qualche curiosità facendo tutte le domande che un progetto così atipico può generare (la più gettonata sembra essere – Qual è la tua vulva preferita?), e decidere quale forma dare al calco. Le possibilità sono principalmente due: tenendo le gambe chiuse e parallele si realizza un calco che delinea la candida simmetria intorno al monte di Venere; divaricando le gambe viene dipinta la geometria floreale della vulva, descritta dal disegno delle piccole labbra.
La collezione I Show Flag include anche bellissimi esperimenti di arte erotica dove il calco ferma il tempo su un frangente di intimo piacere femminile mentre una mano interagisce con la vulva durante un atto di stimolazione.

Quando sei lì ad osservare quell’incredibile varietà di forme e dimensioni arriva il momento in cui provi a mettere a confronto la tua anatomia con tutte le altre che hai davanti. Per quanto mi riguarda, pur conoscendo l’aspetto della mia vulva, mi sono colta non proprio capace di immaginare il mio calco vicino a quelli già realizzati o di confrontarne le possibili differenze anatomiche.
La stanza dedicata alla realizzazione dei calchi è il salotto, dove il vero protagonista è un grande divano a L che ha contribuito all’espansione del progetto reclutando volontarie. Viaggiatrici da tutto il mondo hanno beneficiato del servizio di CouchSurfing offerto da Mirko trascorrendo la notte sul divano e decidendo, in seguito, di utilizzarlo anche per realizzare il calco della propria vulva.
Lo stesso divano ha ospitato, durante i giorni in cui c’ero io, una ragazza americana arrivata dall’Inghilterra (dove vive da un anno), unicamente per partecipare al progetto. Per voi sarà Libby Lawrence, pseudonimo con cui si firma nel suo blog Saluting the Sister Ship dove racconta del viaggio alla scoperta di sé stessa dopo 2 figli, un divorzio e un trasferimento intercontinentale. Con lei ho chiacchierato di sessualità, autostima e amore per il proprio corpo, vulva compresa.
Qui c’è tutta la chiacchierata: Dal divano alla spiaggia nudista parlando di vulve

Il processo di realizzazione del calco è abbastanza rapido e avviene in due fasi differenti.
Per prima cosa Mirko prepara tutti gli strumenti con ordine e precisione, indossa i guanti e riveste il divano con un foglio di materiale igienico monouso sul quale ti accomodi a pancia in sù.
Mentre tu stai ancora elaborando mentalmente il fatto di essere seminuda davanti ad uno semisconosciuto, tutto quello che Mirko vede esaminando la vulva di fronte a lui è la forma che prenderà il calco. A volte tenta anche di sistemare le piccole labbra come se avessero un anima modellabile in fil di ferro all’interno e tu ti chiedi se davvero si illuda che rimarranno nella posizione voluta.
La prima fase riguarda la creazione dello stampo negativo in alginato, lo stesso materiale atossico utilizzato dai dentisti per la creazione delle impronte dentali. Dal momento in cui l’acqua si mischia con l’alginato, Mirko entra nella sua bolla di artista-professionista-perfezionista procedendo con lucida attenzione e movimenti rapidi e controllati per realizzare una pasta il più possibile omogenea e depositarla sull’area genitale senza lasciare dei vuoti e prima che inizi ad indurirsi.

Mentre tu lasci che il tuo corpo percepisca le variazioni di temperatura durante la colata di questa pasta particolarmente fresca, e i movimenti delle mani che distribuiscono il materiale sul corpo, tutto quello che passa nella testa di Mirko è riassumibile in ‘troppo liquido/troppe bolle/troppa aria/bolle, bolle, bolle’. I pensieri rallentano temporaneamente mentre appoggia delle bende gessate e imbevute di acqua calda sullo stampo per conferirgli rigidità, fino a qualche minuto dopo, quando lo stampo viene staccato dal corpo durante un altro picco di attenzione per cercare di mantenere il negativo intatto.

Dal secondo calco ho imparato a non cadere nello sconforto se ad un certo punto del processo Mirko iniziava a scuotere la testa con una malcelata delusione nello sguardo, e a non chiedermi cosa stessi sbagliando (la posizione? la forma della mia vulva? un movimento o un respiro di troppo?). Quella era solo l’espressione del perfezionista ambizioso e scaramantico che cerca di scongiurare il pericolo di eventuali difetti e minimizzare le aspettative prima di vedere il risultato finale nella speranza che sia perfetto. Un po’ come quelli che dopo l’esame universitario fanno partire un assolo di – Tanto è andato male – e poi prendono 30. La differenza è che quelle persone un po’ le odi, Mirko no.

La seconda fase è quella dell’effettiva realizzazione del calco con un composto di gesso e acqua che viene colato sullo stampo appena realizzato. 45 minuti dopo, gli strati di alginato e bende vengono rimossi e vi appare l’esatta copia della vostra vulva di sempre, da una prospettiva del tutto nuova.

Da quel momento la mente dell’artista si rilassa prendendo coscienza della nuova opera d’arte, mentre voi vi ritrovate a fare i conti con un flusso di pensieri inaspettati.
Io ho capito che non ero pronta ad osservare quello specchio di gesso riflettente la forma della mia vulva e tanto meno a riconoscere che fosse mia. È stato un po come sentire per la prima volta la mia voce registrata, pensare che fosse terribile e smettere di ascoltare.
In una fase di smarrimento iniziale, davanti al tavolo del giardino con sopra i calchi lasciati ad asciugare sotto la luce del sole (situazione inusuale che a quel punto sembrava banale routine) non potevo evitare di far rimbalzare gli occhi tra il mio e quello di Libby, a fianco, confrontando la sua forma intima così simmetrica e contenuta con la mia geometria più irregolare e disordinata.
Poi ho intercettato un orgoglioso – Questa è la mia! – esclamato con cristallina sicurezza dalla mia dolce metà mentre osservava, sorridente, il mio calco, e allora ho capito che quel pezzo di gesso ero io e ho iniziato lentamente ad affezionarmene.
Confrontandomi con Mirko e Libby è venuto fuori che la sequenza di silenzio-rifiuto-accettazione davanti al calco appena realizzato si ripete quasi identica per tutte le partecipanti al progetto.
Adesso mi trovo ad ammirare di tanto in tanto i due calchi che ho portato a casa mentre controllo il punto di asciugatura e penso a dove esporli. Libby posizionerà il suo in bagno, regalando agli ospiti un momento di privacy contemplativa. Le ho suggerito di avvisarli con un ‘Take your time‘ prima che entrino, in modo che si sentano autorizzati a permanere il tempo necessario per interiorizzare l’opera d’arte.

Ripensando all’esperienza, dopo aver ascoltato il punto di vista dell’artista, osservato le opere, ed essere entrata a far parte di una collezione di vulve in gesso, penso che il valore generale del progetto stia nel contribuire alla conoscenza, accettazione e normalizzazione del corpo femminile.
Per le donne che partecipano è una via creativa per entrare in contatto con una parte intima di sé e imparare ad apprezzare l’unicità del proprio corpo osservandolo da una prospettiva nuova.
Per la prima volta l’area genitale femminile viene mostrata sotto una luce artistica e positiva e smette di essere solo una parte nascosta del corpo con cui dover fare i conti in seguito a preoccupazioni o dolori, o un’immagine volgare associata a contenuti pornografici.
Per tutti è la possibilità unica di vedere una così grande varietà di anatomie genitali femminili simili ma peculiari e di avere un’idea chiara di come sia fatto realmente il corpo normale di una donna oltre il monte di Venere.

Per diventare volontarie del progetto dovete aver compiuto la maggiore età, essere completamente depilate in tutta l’area genitale, ed esprimere il consenso scritto a partecipare firmando un contratto con l’artista.
Contattate Mirko e partite per la verde periferia di Francoforte, da sole o insieme ad un compagno di viaggio che può assistere al processo.
Io ho condiviso l’esperienza con mio marito, nonché massimo esperto dei tratti della mia vulva, e la sua presenza è stata confortante e liberatoria.
Potete anche decidere di tornare a casa, oltre che con un bel ricordo, con un calco tutto per voi (costo su richiesta). In questo caso dovrete ripetere il processo di creazione del negativo due volte: un calco farà parte della collezione di vulve I Show Flag e l’altro sarà il vostro personalissimo pezzo d’arte da esaminare in un momento di privata riflessione o da esporre orgogliosamente durante una cena tra amici.
Se volete avere qualche info in più potete chiedere a me o contattare direttamente l’artista qui.
Se state pensando di partecipare e vi trovate nel Centro-Nord Italia fatemelo sapere: sto pensando di organizzare un evento di realizzazione di calchi qui insieme a Mirko.
La mia intervista a Mirko: I SHOW FLAG – Intervista Nuda all’artista che trasforma le vulve in opere d’arte.
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