Intervista nuda a Violeta Benini
Intervista nuda a Violeta Benini nel suo salottino ostetrico

Intervista nuda a Violeta Benini: l’ostetrica con i superpoteri

Sono certa che non abbia bisogno di presentazioni, ma per chi non avesse ancora sentito il suo nome (rimediare immediatamente, a costo di non tornare mai più sul mio blog!) o visto una sua story su Instagram (praticamente impossibile): vi presento Violeta Benini.

Violeta Benini è l’ostetrica professionista che sta utilizzando i canali social (Instagram soprattutto) per diffondere – divulvare! – una conoscenza del corpo, del benessere e della sessualità delle donne che finora è rimasta appannaggio di pochi, sigillata tra le righe di pubblicazioni scientifiche inaccessibili, abbandonata sotto lauree impolverate e ingiallite.

Per chi la conosce, la segue o la sbircia di nascosto, Violeta è la divulvatrice d’Italia, la guru delle coppette mestruali, l’accumulatrice seriale di sex toy, la paladina delle vulvagine felici, la protettrice del pavimento pelvico, l’artista artigiana di bacini e clitoridi all’uncinetto e la postatrice compulsiva di Instagram stories.

Ho deciso di intervistarla perché penso che in Italia stia facendo qualcosa di rivoluzionario, impegnandosi ogni giorno per mettere al servizio delle donne una conoscenza basata su studi scientifici e anni di studio, di corsi di formazione, di esplorazione su sé stessa e dialogo con le donne.

Grazie a lei sempre più donne stanno acquisendo una nuova consapevolezza dei propri corpi che possono utilizzare per compiere scelte consapevoli, sentirsi bene con sé stesse e stabilire relazioni sane e felici con altre persone.

Le donne entrano nel suo studio – un trionfo di clitoridi all’uncinetto, uteri a maglia e tette antistress – alla ricerca di consigli, risposte e soluzioni a difficoltà o stati di malessere, e mettono a nudo la propria intimità, il loro trascorso femminile, con tutte le curiosità, i dubbi, le paure e le sofferenze.

Questa volta sono stata io a chiederle di mettersi a nudo, come professionista e come donna, intellettualmente e anche fisicamente, e di raccontare la Violeta che sta dietro le consulenze professionali, i mille pezzi di stories di Insagram, e le risposte alle centinaia di domande che riceve ogni giorno.

Violeta Benini durante l'intervista nuda

Quando le ho proposto l’intervista nuda ho messo in conto un rifiuto. So bene quanto sia facile che il messaggio che si cerca di trasmettere venga frainteso, travisato e attaccato; so quanto tempo, energia, impegno serva per costruire e veicolare un’immagine positiva di sé stessi e quanto poco ne basti per distruggerla. In questo caso si trattava della sua immagine di professionista preparata, competente e seria e avrei capito se mi avesse detto di no. Invece ha accettato praticamente subito: grazie Violeta!

Così io e la mia dolce metà siamo partiti da Torino equipaggiati di tutta l’attrezzatura video/fotografica (e due bottiglie di vino) e ci siamo messi in macchina direzione casa di Violeta, nei dintorni di Livorno.

Violeta ci ha ospitati come fossimo amici di vecchia data e in pochi minuti quella che era una conoscenza virtuale si è trasformata in un’amicizia reale.

Abbiamo passato la serata insieme a mangiare schifezze, brindare ai nuovi incontri e chiacchierare, con una condizione: avremmo parlato solo di cose privatissime, per non spoilerare le domande e le risposte dell’intervista che avremmo fatto il giorno dopo.

A notte inoltrata, abbiamo spento la clito-lampada nella camera che abbiamo occupato per due giorni e l’indomani, in perfetto ritardo rispetto ai piani stabiliti solo poche ore prima, ci siamo diretti tutti e tre verso lo studio nuovo di Violeta in quel di Livorno.

Il tempo di preparare l’attrezzatura, nascondere l’iPhone che stava registrando la voce sotto la Peppa (una vulva artigianale realizzata a maglia e uncinetto, attaccata a una vagina di pvc), appiccicare i micro dildo di Fun Factory sul mio iPad, metterci a nudo e abbiamo cominiciato l’intervista.

leggendo su ipad le domande per l'intervita nuda a Violeta Benini
I micro dildo di Fun Factory appiccicati al mio iPad

Chi è Violeta Benini?
Una pazza! Sono un’ostetrica libera professionista e mi occupo di salute femminile.
[Qui mi sa che l’avevo inibita a dilungarsi]
Concisissima! Dai, un po’ più lunga.
Sono abbastanza poliedrica. Allora, mi occupo di riabilitazione del pavimento pelvico, sessualità consapevole, contraccezione, uso molto la fitoterapia per la salute legata al ciclo mestruale – sia per irregolarità che per dolori – e affezioni femminili, e.. continuo?
Vai, vai!
Anche un po’ di gravidanza, allattamento e post parto.

Per me sei l’ostetrica con i superpoteri.
Yeah! Viva le vulvagine!
Sicuramente non sei un’ostetrica come le altre! Normalmente cosa fa un’ostetrica?
L’ostetrica, da profilo professionale, potrebbe fare le cose che faccio anche io, però solitamente viene inquadrata come quella figura che si occupa di seguire la gravidanza, il parto e l’allattamento. Infatti spesso mi chiedono che lavoro faccio e quando rispondo che sono un’ostetrica mi dicono cose come “In quale sala parto lavori?” o “Fai nascere i bambini allora”. Però i bambini li fanno nascere le mamme al massimo, le ostetriche li possono accompagnare, sostenere.
[e niente, quando parla Violeta esce solo saggezza, dolcezza e conoscenza infinita!]
Ah, aspetta, presentiamo anche lei.
Ciao, sono la Peppa!”
Lei si presenta sempre agli incontri, alle donne. Davvero, eh?! Anche nelle stories su Instagram.
Ciao Peppa!
Sono anche artigiana e prima facevo collane, borse, orecchini e braccialetti, poi alla fine dell’università ho trasformato questa passione per crearmi i modellini anatomici. [Inizia ad armeggiare con un bacino pimpato con vari muscoli di stoffa colorata] Questo è un pavimento pelvico, questi sono i muscoli che sostengono la clitoride.

modello anatomico bacino con muscoli pavimento pelvico
Modello anatomico del bacino con i muscoli pavimento pelvico

Chi eri prima di essere la Violeta Benini che conoscono tutti attraverso Instagram?
Un tempo volevo fare la veterinaria, quindi mi sono iscritta alle superiori a indirizzo chimico-biologico. Poi avrei voluto fare la designer, perché già avevo questa voglia di creare, ma ho avuto un po’ di bastoni fra le ruote, da parte soprattutto della mia nonna paterna cattiva, era malefica. Il corso di designer c’era solo a Firenze o a Roma ma io potevo scegliere solo qualcosa a Pisa, così ho guardato lì e, visto che avevo studiato chimica e biologia, ho iniziato biologia molecolare. Al primo anno fuori corso ho capito che l’idea del laboratorio non mi piaceva. Poi mi è passato per la testa ‘ostetrica’, mi sono chiesta che cavolo facesse un’ostetrica. Visto che non lo sapevo, sono prima andata a parlare con la direttrice del corso di laurea di Pisa, il cui riassunto è stato “meglio se ti iscrivi a infermieristica perché tanto a ostetricia vedi cose brutte e comunque non si trova tanto lavoro, fai l’infermiera”. Allora frequentavo uno di Verona e un giorno ho perso il treno per tornare a casa quindi sono rimasta lì un giorno in più e sono andata all’università di Verona, dove sembrava tutto rosa e fiori, era tutto un “è bellissimo, vieni”. Prima di scegliere ho fatto uno studio con una psicologa, non mi ricordo come si chiama questo tipo di lavoro,  per capire se era effettivamente quello che volevo fare e non perdere altro tempo, visto che avevo già 26 anni. E venne fuori che sognavo questo. [Si riferisce al traguardo raggiunto: il suo studio di ostetrica]

 

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È qualcosa che ti aveva sempre interessata, incuriosita?
No, proprio no, è stato un flash a 26 anni. E non so quali collegamenti abbia fatto il mio cervello nel subconscio. Ostetrica. Mi sono iscritta che ancora non sapevo che cosa effettivamente facesse e poi più o meno l’ho capito ed è diventato interessante. Durante l’università avevo l’idea di seguire gravidanza e allattamento, prima di laurearmi ho fatto una serie di corsi di formazione per l’accompagnamento alla nascita, l’allattamento, le emergenze in sala parto, il massaggio neonatale. Mi sono laureata. Al tempo.. era il 2012? Andai da una mia amica che stava allattando e che prima della gravidanza usava la coppetta mestruale. Io avevo letto qualcosa in giro ma ancora non l’avevo comprata, ero anche parecchio squattrinata, e quindi ho preso la sua Mooncup, visto che con il parto avrebbe dovuto cambiarla.

Quindi in un certo senso la coppetta mestruale l’hai scoperta da qualcun’altra.
Avevo letto delle cose a riguardo, però ho iniziato con la sua, che è durata poco perché mi ci trovavo malissimo. Siccome sono una collezionista e accumulatrice compulsiva, da lì ho iniziato a chiedere in giro alle aziende tutte le coppette.

quadro coppetta mestruale nello studio di violeta benini

Come sei diventata la guru delle coppette mestruali?
Provandole tutte. E unendo alla mia esperienza personale le conoscenze sul pavimento pelvico.
Perché ti eri trovata bene..
È una figata, mai più senza!
Prima di laurearmi avevo iniziato a scrivere nel mio blog di ostetricia che ho aperto nel 2007. Una di quelle che si occupavano degli articoli di Pianeta Mamma, che mi conosceva perché ero l’artigiana che faceva le borse strane, mi chiese di gestire il forum come ostetrica e di scrivere articoli a pagamento, anche se non ero ancora laureata, perché le piaceva il mio approccio. Questo ovviamente mi permetteva di ricevere oggetti, perché avevo un blog sul quale ne potevo parlare. Avevo una pagina a differenza di tantissime altre che, al tempo, non avevano niente.

Oggi tu ti esprimi soprattutto attraverso Instagram, divulvando un sacco di informazioni di cui le donne non hanno mai sentito parlare prima. Ma non fai solo questo: interagisci con le persone, rispondi a centinaia di domande. Prima di tutto: come fai? E perché lo fai? Qual è l’obiettivo di quello che stai facendo e che credo non faccia nessun altro?
Rispondo a tutte, mi urtano le spie accese, quindi mi urterebbe sapere che la domanda di qualcuna o un bisogno vero, importante, passassero inosservate. Mi piace anche raccogliere le testimonianze. Il mio lavoro è fatto parecchio di studiare, di leggere cosa succede alle altre donne. Ad esempio al tempo ero dentro uno dei primi gruppi sulla coppetta mestruale su Facebook, che ora è diventato enorme e io non sono più in linea con le informazioni che danno e che non sono supportate scientificamente. Lì le donne comunicavano le loro difficoltà e io cercavo di capire quali potessero essere le cause e le possibili soluzioni.

 

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Non smetterai mai di studiare
No! Ce l’ho prima di tutto come obbligo professionale, devo raccogliere una media di 50 crediti ECM all’anno. Ma non lo faccio solo per quello. Faccio tantissimi corsi che non hanno crediti, e se passo 2 ore a leggermi una piantina su PubMed lo faccio per me.

E non solo per te ma per restituire la conoscenza. Il tuo bello è questo, la condivisione della conoscenza. Per questa cosa hai avuto problemi con altri professionisti nel tuo settore? Il tuo approccio, il tuo rendere accessibili delle informazioni, è stato capito o ostacolato?
Credo un po’ entrambe le cose. Ci sono un sacco di colleghe ostetriche che mi seguono, così come tanti psicologi. Ginecologi meno ma solo perché credo che non siano molto su Instagram. Sulla pagina ogni tanto qualche ginecologo commenta e qualche sessuologo mi segue gioiosamente. Siccome non vado oltre i miei limiti non possono parlar male pubblicamente. A livello professionale se si infama qualcuno si rischia una denuncia per diffamazione. Cosa si dicano tra di loro non lo so ma potrebbero dire parecchie cose perché parlo.. Ah no, aspetta!
Vai con il marcio!
Il marcio, eccolo. 2 anni fa pubblicai una serie di foto di sex toy sulla mia pagina e un collega misogino postò lo screenshot nel suo gruppo enorme di ostetriche scrivendo qualcosa tipo “Io non giudico, fate voi”. Nel gruppo c’era un altro maschietto ostetrico che uscì con frasi come “Tornate alla vostra orgia saffica” e fece anche della diffamazione dicendo che ero stata una sua studentessa, quando non era per niente vero, e che ero stata bocciata diverse volte. Non ce sta’ proprio con la testa. Poi praticamente tutte le donne sono intervenute per sostenermi, chiedendo “Perché stai insultando una collega che parla di masturbazione? È l’unica che lo fa..”

Grazie a te qualcun’altra ha iniziato a farsi portatrice di queste informazioni?
Nei social ci provano ma poi non sono costanti. C’è una mia carissima amica e collega che inizia ad avere la sua collezione di sex toy, io la rifornisco anche, e che scrive per il sito delle ostetriche che ho creato, quando le do il via libera. Ho iniziato con un bellissimo articolo: Usala o perdila. Poi doveva arrivare il secondo sui sex toy ma ho iniziato ad avere parecchio da fare.

Violeta durante l'intervista nuda

Perché prima di Violeta nessuno (o quasi) parlava di cose come perineo o pavimento pelvico in relazione alla salute e alla sessualità della donna? L’importanza di avere un pavimento pelvico sano o la necessità di riabilitarlo?
Domandona. Credo che come professionisti sanitari, quindi sessuologi e consulenti sessuali, siano poco presenti sui social e che chi è presente o è più in vista sia spesso monotematico. Io ho correlato le diverse cose in cui mi sono specializzata, trovando dei nessi, ma non sono l’unica. È anche qualcosa che porto insieme a una mia collega siciliana: insieme teniamo corsi di formazione sul pavimento pelvico.

Quello che stai facendo è rivoluzionario, grazie a te un sacco di donne, penso, stanno acquisendo maggiore consapevolezza del proprio corpo. Aspettavamo tutte una Violeta Benini!
Tu queste informazioni le hai ricavate studiando…
Le ho scoperte su di me perché fino a 4 anni fa la mia vagina era completamente insensibile e poi ha iniziato a sentire. Avevo i miei orgasmi timidi. A posteriori, studiando, ho messo insieme tutta una serie di pezzettini. Mano a mano che sono andata avanti con gli studi, le consapevolezze, lo studio dell’anatomia della clitoride e del pavimento pelvico, tutte le cose si andavano incastrando e trovavano un senso logico.

Com’è stato il tuo approccio alla scoperta del corpo?
Allora, io non mi ricordo se ho mai avuto un primo orgasmo. Nel senso che non riesco a piazzare nel tempo quando ho iniziato a masturbarmi. Perché l’ho sempre fatto. Mi ricordo solo una volta di quando, verso i 6 anni, mi stavo masturbando mentre ero sul letto insieme ad altri che stavano guardando la televisione. Mia mamma a un certo punto mi fa “guarda, Violeta, bellissimo, però questa è una cosa tua, personale, che puoi fare tranquillamente nella tua camerina” In quel momento ha dato alla masturbazione una sfera intima in una maniera non vergognosa, non da “oh mio dio cosa stai facendo!”, anzi, più un “continua, fallo di là che magari ti ci trovi anche meglio”.

Wow, che mamma illuminata!
Ho i genitori abbastanza folli, poco normali! Poi non so quanto conti il fatto che siano argentini e che ci possa essere più apertura. In realtà mia madre veniva da un’educazione molto cattolica, ma in un qualche modo penso sia riuscita a fare uno shift. Io non sono stata battezzata infatti. Non mi ricordo a che età, avevo questo libro che raccontava come nascevano i bambini. Non è più in edizione, quindi c’è da trovare una soluzione perché era bellissimo, ti spiegava come nascono i fiori, come nascono i pulcini, come nascono i cani, e poi come nascono i bambini. Poi, che ne so, a 5 anni mia madre raccontava le mestruazioni a mia sorella e ascoltai e volli sapere tutto. E la accompagnavo in bagno quando lei aveva le mestruazioni – “Mamma ma sei sicura che non ti faccia male tutto questo sangue che esce?”. Sono sempre stata molto curiosa, volevo saperne e guardavo. Lei mi diceva che non faceva male. Non le ho mai chiesto da grande se effettivamente non avesse male o se lo diceva per normalizzare le mestruazioni come aspetto ciclico e naturale della donna. Vedevo come si inseriva i tampax, come usava gli assorbenti. Sono cresciuta, direi, senza tabù.

[Io dopo questa intervista vado a cazziare mia mamma, vi avviso]

[vc_row][vc_column][vc_separator color=”black”][vc_custom_heading text=”Ho scoperto l’esistenza del mio glande del clitoride grazie a un fidanzato” font_container=”tag:h2|text_align:center” google_fonts=”font_family:Playfair%20Display%3Aregular%2Citalic%2C700%2C700italic%2C900%2C900italic|font_style:900%20bold%20regular%3A900%3Anormal”][vc_separator color=”black”][/vc_column][/vc_row]

 

Come hai maturato la consapevolezza del funzionamento del tuo corpo?
Cosa buffissima, perché io adesso parlo tanto di clitoride e di anatomia ma è stata una scoperta casuale. Io mi masturbavo con un massaggio più che altro esterno, che ora cerco di insegnare a determinate donne se non lo conoscono e penso che potrebbe essere la cosa più adatta, più facile. Ho scoperto l’esistenza del mio glande del clitoride grazie a un fidanzato, una storiella estiva, che andò a mettere il dito lì sopra. Mi sono detta “cos’è questo?” Io pensavo che il mio clitoride fosse un pezzo di piccolo labbro perché le labbra sono asimmetriche e ho questa linguetta più lunga. Io la toccavo, era piacevole ma non era tutta sta gran roba che sentivo in giro. E invece il clitoride è stata una nuova scoperta.

Per quanto riguarda il rapporto col mio corpo, da adolescente avevo pochissima autostima, perché comunque sono sempre stata un po’ sovrappeso, poi siccome io e mia sorella siamo cresciute senza la mamma, che era in Argentina, mancava un po’, almeno a me, quella specie di coccola femminile, quel “pettinati, vediamo i vestiti..” Io ero quella con il capello schiacciato, la leccata di mucca, molto trasandata. Autostima zero, nessun fidanzatino, nulla di nulla. Ho avuto questo qua a 21 anni. Però ho sempre percepito un desiderio, la libidine era presente e per me era normale. Quindi il primo anno di università a Pisa mi iscrissi a quegli abbonamenti di libri, per i quali dovevi fare sempre un acquisto, e vidi questo libro, Il grande O di Linda Lou Paget, e lo iniziai a studiare. Ora è difficilissimo da trovare e mi pento amaramente di averlo buttato via quando mi sono trasferita a Verona. Non so perché, ho pensato “oh mio dio, chissà cosa potrebbe pensare il nuovo fidanzato” e l’ho proprio buttato.

Quindi sei stata normale! Hai avuto le difficoltà di tutte, le domande di tutte.
Penso di sì. Ancora mi domando perché mi sia venuto questo pensiero di buttarlo via.

Per la vergogna. È il condizionamento! Quando non c’è risposta è il condizionamento!
È la societaaa! è la chieeeesaaa!
È un complotto! [questo era @imtheph]

Aspetta che arriva pollo! [ogni tanto Pollo si anima nelle mani di Violeta e diventa protagonista]
Il pollo corre e perde il perineo. “Sono pollo!

 

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Sarebbe cambiata la tua vita se avessi avuto la conoscenza di oggi, che ne so, durante la fase dell’adolescenza, che è sempre quella un po’ più problematica?
Per come l’ho vissuta io, non mi sono sentita mancare delle cose, con la mia intimità. Mi masturbavo quando volevo. Quello che ho vissuto male era un po’ la mancanza del fidanzatino. Però non so se effettivamente sarei stata in grado di accettarmi tutta o meno.
A parte che, che anni erano? ’99. Internet era gli inizi, non compravo Cioè, andavo agli Scout.

Niente posta del Cioè?
No. Ora la faccio! La mia Pussy chat.
Risponderesti sul cioè?
Se mi pagassero sì.
Sarebbe interessante! Ma non so se ci sono ancora quelle domande improponibili..
Possono sembrare improponibili per chi magari conosce già la risposta. Per chi non la sa e pone la domanda è una domanda importante. Tutte le domande sono importanti, nessuna è stupida.

[saggia donna!]

Io cerco di fare un lavoro su me stessa, di non avere dei pensieri che potrebbero essere giudicanti. Anche perché a volte mi scappano delle battute, e forse una paziente l’ho persa per quello. Quando mi arrivano delle domande al massimo mi chiedo se siano vere o no. Mi capita che mi scrivano persone che si eccitano a leggere chat particolari con professionisti del mio ambito. Ci sono uno o due personaggi che fanno il giro delle ostetriche, chiamando e dicendo che la moglie è incinta, chiedendo come la professionista condurrebbe la visita, come si vestirebbe..

Una forma di feticismo?
Sì, a volte si creano delle conversazioni strane. Uno me l’ha fatto notare un mio amico. Questo mi raccontava che la sua compagna si era svegliata un mattino e aveva fatto 1.300 millilitri di urina. A parte che non è possibile perché ti si spacca la vescica, già a 600/700 siamo al limite. E soprattutto, con una pipì appena sveglia, ti metti a misurare il volume? Quindi molto probabilmente era una discussione che partiva da una difficoltà, una disfunzione, per parlare di urina, di urinare ed eccitarsi.

Ti capitano uomini che ti chiedono..
Uno mi ha offerto 3.000 euro. Ah no, scusa, volevi chiedere altro?
In realtà si però è interessante anche questo.
Alla fine mi ha chiesto “ma almeno uscire insieme”. No. “Ma ti pago!” No.

Dicevo, ci sono uomini che ti contattano per parlare di sessualità, con curiosità reali? Magari per migliorare il rapporto con le compagne?
Sì. Comunque su Instagram il 23% dei follower è uomo, ma sono molto silenti, sono pochi quelli che fanno delle domande. C’è anche il mio follower preferito, che non scrive più di tanto, mi mette dei cuoricini oppure fa una battutina, però è sempre li a seguire le storie e i post.
Tu sai che ti ascolta e recepisce!
Sì, ci ho parlato una volta e c’è stato un bello scambio, sapendo che non era uno che voleva farsi il seghino.

[a questo punto molesta un penino]
Ho anche penini più piccini!

Immagino che le donne facciano fatica di parlare di un sacco di cose, per i motivi più disparati.
Su Instagram si sentono più libere di fare domande e raccontarsi?

Sì, poi dipende. C’è una grande differenza tra i post a cui mettono i like, quelli che leggono e le domande che fanno, sia attraverso messaggi privati sia l’opzione delle domande di Instagram che vengono pubblicate in anonimo. Alcuni pensano che io screenshotti e pubblichi senza chiedere. “Per favore non lo pubblicare!” No, se uno riscrive per un dubbio io non lo faccio vedere.

Oggi (era l’inizio di agosto) ho 23mila follower. Le foto politicamente accettabili raggiungo i 1.000/1.500 like, quelle normali, informative, viaggiano dai 200/250 ai 500. Quindi c’è un grande divario. C’è ancora l’idea di non poter far sapere agli altri che posso aver letto qualcosa che poteva interessare. Che poi se vedono che ho messo un like forse penseranno che ho quel problema… Perché siamo ancora in una società in cui il body shaming e il giudizio si sentono molto. Anche sulla pagina di Facebook sono pochissimi quelli che condividono e mettono i like agli articoli sulla sessualità. Dalle statistiche del mio sito però gli articoli sulla sessualità vengono letti molto molto di più rispetto agli altri.

Ci sono stati due contenuti che mi hanno scioccata in positivo per la risposta. Uno è stato il post in cui mettevo un preservativo con la bocca e l’altro quello sulla coppetta mestruale piena di sangue. Sapevo che poteva andare molto bene o male male male.

 

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Ci hai pensato prima di pubblicarle?
Sì, e soprattutto avevo un po’ un freno, forse ce l’ho ancora, nel far vedere come si mette un preservativo con la bocca. Perché ho il pensiero che possa alimentare l’idea che io possa fare delle prestazioni sessuali a pagamento. Già mi arrivano richieste perché si pensa che se una fa la consulente sessuale allora è aperta. Ho un gruppo sulla sessualità su Fb e ci sono alcuni che, senza mai interagire, a prescindere chiedono l’amicizia a tutte le donne. È come dare per scontato che una donna che parla di sessualità sia aperta a tutto.

E invece durante una consulenza come si sentono le donne? Penso che parte del tuo lavoro consista in entrare in empatia con la persona, farla sentire a proprio agio e in un ambiente protetto.
Dipende da donna a donna. Spesso devo fare delle domande intime, personali, ma anche semplicemente “come fai la pipì?” , e quindi a volte serve.. [qui prende uno slime anti-stress e me lo fa cadere in mano]. Quando, durante una consulenza, noto che una donna inizia ad avere un po’ di difficoltà, a sentirsi a disagio, tiro fuori un anti-stress, e magari si dimentica di cose brutte di cui potrebbe parlare, le accenna e basta, funziona.
Poi tendo a non giudicare, quindi si sentono libere di raccontare determinate cose.

 

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C’è questa abitudine, per le donne, di pensare di dover convivere con dolori e problematiche per tutta la vita? Di farsi andare bene un sacco di difficoltà? Come il dolore durante le mestruazioni.
Sì. Sto cercando di trasmettere il messaggio che la mestruazione non dovrebbe far male o comunque non dovrebbe essere qualcosa che ti blocca; che una donna in menopausa deve avere una sua sessualità, non è che finisca tutto. Invece c’è quest’idea.

Ti ringraziano per quello che dici?
Sempre, tutti i giorni.
Per i piccoli grandi miglioramenti nella vita delle donne. Che figata. Qua mettiamo gli applausi finti.
Pollo applaudisce!
Ma pollo è come il T-rex, non può applaudire.
Si che applaudisce, guarda! Aspetta, deve contrarre. [qua credo che gli abbia messo un dito su per il.. perineo]

Parliamo di educazione sessuale. Com’è stata la tua?
Intanto bisognerebbe partire da che cosa si intende per educazione sessuale. Spesso la parola sessuale in Italia è associata a copula. Nel master spagnolo ci stanno rivoltando un sacco di significati, dove il significato di sessualità, sesso, è più un sessuarsi, essere persone sessuate. E riguarda il genere, l’orientamento, cosa ci si sente, chi ci si sente, il corpo.
Spesso in Italia l’educazione sessuale è educazione sanitaria: come non rimanere incinta, come non prendere malattie.
La mia? Riguardava il corpo, più che altro l’anatomia, mio padre puntava molto sullo spiegare come siamo fatti. Quando ebbi le prime mestruazioni io sapevo già tutto, ma lui si è messo li a farmi il ripasso e a parlarmi di ovulazione, l’ovulo che fa di su e di giù, attraversa la tuba di Falloppio, arriva nell’utero, poi se non viene fecondato c’è la mestruazione. C’era tutto il pippone.

Ma wow! [cazziatone anche per mio papà]
Non si è soffermato molto sull’educazione sanitaria, non mi pare che mi abbia mai spiegato i preservativi, forse ha dato per scontato che avessi un po’ di cervello, però ha sempre prestato attenzione al mio benessere sessuale. “Ma tizio ti soddisfa?” Mi chiedeva.

Davvero? [Chiese la fanciulla il cui padre preferisce pensarla asessuata per sua pace mentale] Beh è fantastica questa cosa. Sai che non succede a tutti, vero?
C’è stato un periodo in cui stavo traslocando, avevo preso delle cose su AliExpress e le facevo arrivare a casa di mio padre perché ci mette uno o anche due mesi. Lui sapeva che cosa mi arrivava a casa ed era lì “ti è arrivato un pacchetto, aprilo!” “Voglio vedere che cos’è, aprilo!”

[Ogni tanto uscivano domande a caso]

Ah, le prime esperienze sessuali?
Orribili. Orribili.
La prima volta?
Allora, il primo bacio con uno che si fumava cannoni da mattina a sera, al posto della saliva aveva il vinavil. Invece, il primo rapporto penetrativo.. c’erano sti uomini che mamma mia! “oh dio ma sei vergine? No, non mi prendo questa responsabilità”. La prima fiamma, quella un po’ duratura, anche lì si faceva i problemi perché ero vergine, pensava che magari volessi innamorarmene.

Quanto eri consapevole durante il primo rapporto sessuale?
Abbastanza, credo. Lì avevo già quel libro famoso, quindi un po’. Avevo voglia di provare, però con il primo poco.

 

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Cosa dovrebbero assolutamente sapere le donne, in materia di sessualità, per vivere bene e consapevolmente?
Intanto dovrebbero conoscersi, attraverso uno specchio, usare le mani, toccare, magari non solo per un piacere sessuale ma per conoscersi. Dico sempre che ci si guarda il viso tutti i giorni, notiamo se c’è un brufolo, qualcosa di diverso. Se una non conosce la sua vulva non sa se ci nasce con qualcosa, se ci può essere un brufolo, se una ghiandola di Bartolini può iniziare a infiammarsi. Conoscersi fa bene alla salute e può far bene per esplorarsi alla ricerca del piacere. Poi studiare un po’ di anatomia. E non fermarsi alle frasi normative che continuano a essere sparate. “Non esiste l’orgasmo vaginale” “le donne hanno orgasmi solo con la stimolazione della clitoride”. Se una donna ad esempio prova fastidio con la stimolazione del clitoride si sentirà anormale per questa cosa. Esplorando il proprio corpo si possono scoprire dei piaceri diversi. Il piacere può anche cambiare negli anni e in base alla salute del pavimento pelvico. Una cosa importantissima: farsi almeno una valutazione del pavimento pelvico. Non importa l’età, anche se una ha 20 anni. Perché le disfunzioni possono colpire dalla tenera età. Io sto seguendo un bambino che ha le emorroidi.

Perché nessuno lo consiglia? Il ginecologo? Manca la conoscenza o la voglia di diffonderla?
Manca la conoscenza secondo me.
Anche a livello scientifico mancano studi specifici.
Su sessualità e perineo sì. C’è pochissimo, quasi niente. Ad esempio sono pochi quelli che associano una difficoltà a raggiungere gli orgasmi o di sensibilità vaginale con un ipertono. A mio parere, tutte le donne hanno tutte le strutture anatomiche per provare quasi tutte le cose. Ovviamente ci saranno delle differenze di piacere e di cosa piace e non piace. Ad esempio tutte hanno le strutture per poter eiaculare. Che poi bisogna vedere.
Una donna che ha difficoltà a raggiungere l’orgasmo può non essere solamente per una motivazione psicosomatica.

Ci son delle domande che ti fanno di più?
La cosa buffa che noto è che non mi chiedono quasi niente di gravidanze e allattamento.
Le cose che normalmente si chiedono a un’ostetrica.
E anche di cui normalmente si trova scritto in giro.
Per tutto il resto brancoliamo nel buio.
Ma anche rispetto ad altre professioniste, non solo fashion blogger. Quando usano la funzione di Instagram per ricevere domande, quelle che le fanno riguardano la vita personale. A me non arrivano, non chiedono quasi niente del mio personale.  L’altra volta su più di 100, 2 erano domande tipo “hai figli?” o “ti piacerebbe avere dei figli per mettere in pratica delle cose che sai come ostetrica?” Questo è il massimo del personale.
Una s’immagina che le chiederanno che colore le piace. No, niente.

Che colore ti piace?
Maggiormente il rosso, poi il verde. Mi piace tutto l’arcobaleno. Il rosa in teoria è il colore che mi piace di meno, anche se in versione fucsia è diventato una parte molto presente nel mio studio.

Cosa vorresti che ti chiedessero?
Ma non lo so! Però vedo le domande di quegli altri e a me non chiedono niente.
Hanno troppe domande che riguardano loro stesse. E tu rispondi a tutte!

orecchini a forma di clitoride di Violeta Benini

Tornando un attimo sull’educazione sessuale, estesa a tutti gli aspetti della sessualità, spesso la domanda che ci si pone è: da che età bisogna cominciare?
Dalla gravidanza. Anche sui genitori. Come verrà educato il bambino? I genitori sono i primissimi che trasmetteranno sicurezze o tabù, vergogne. Far vestire tutto di rosa perchè è una femminuccia, “comportati bene”, “non fare il maschiaccio”, “se piangi sei una femminuccia”.

Anche il massaggio neonatale è importante, per trasmettere il contatto, rispondere ai bisogni, e ascoltare. Se io sto facendo a te, piccolo essere umano, una carezza, una coccola che non ti piace e tu me lo dici, io ti ascolto, cambio, mi fermo e tu ti senti ascoltato e rispettato. E impari che puoi comunicare. Migliora la comunicazione dei neonati e anche l’accettazione del contatto, lasciarsi toccare e toccare l’altro. Non si dovrebbe insegnare patatina/passerina. L’orecchio lo chiamiamo orecchio, non conchiglia perché ha la forma della conchiglia. È una vulva, è un monte di venere. Se uno trasforma la parola vulva in qualcosa di sporco, tutto sarà sporco. Una mano è una mano, non è sporca, perché lo deve essere una vulva? O la nudità. Bisogna anche vedere i genitori come sono abituati, se hanno voglia di lavorare su sé stessi. Se non si fanno mai vedere nudi, stare nudi potrebbe diventare una difficoltà per il bambino. Poi, “Come nascono i bambini?” “Li porta la cicogna”. No! Però ci sono modi e modi in cui si possono dare le informazioni ai bambini. Un bambino non vuole sapere che i genitori fanno sesso. A 3 anni hai il bisogno di ricevere risposte a semplici domandine. Quando io ho chiesto a mia madre delle mestruazioni non mi interessava penso l’utero, l’endometrio, tutte quelle robe là. Ogni età ha una curiosità. Se i bambini li porta la cicogna: “Ah mamma ma il fratellino era in pancia, ce l’ha messo la cicogna?” E lì come ti tiri fuori?

Con un’altra cazzata di sicuro!
Sì, dall’ombelico! Perché poi quando vanno crescendo fanno i ragionamenti. Guardano la televisione, vanno su internet, e per l’educazione secondo me è essenziale anche parlare di cose più pesanti. Cos’è un sito porno, cosa si può trovare. Se si dà un dispositivo mobile a un bambino, un adolescente, bisogna essere coscienti che andranno a cercare, per la curiosità, il desiderio c’è. E se uno va a cercare culo, tette, topa, figa.. O magari hanno già dei desideri particolari, perché spesso i feticismi nascono da piccini. Potrei sbagliare un po’ le date, però verso i 7-8-9-10 anni. Il sentirsi sessuati, uomo, donna, che può coincidere o no con i genitali che si hanno, e le preferenze, iniziano presto. Spesso se chiedi a un feticista “quando ti sei reso conto di questa cosa?” ti dirà quando era bambino e stava lì a guardare certe cose invece di altre. “Quando ero piccino, in classe facevo di tutto per dar fastidio alle mie compagne per farmi picchiare”. E se magari hai una passione strana per i piedi che non è condivisa, perché al massimo ti dicono “guarda là che bel culo, che belle tutte”, cerchi su internet. E lì può venire fuori il mondo. Sarebbe meglio dire a bambini e adolescenti cosa potrebbero trovare, almeno quando vanno a vederlo non restano scioccati. Altrimenti dovresti togliere i dispositivi completamente e non farli andare su internet. Qualche mese fa ho fatto una diretta sui sex toy su Instagram e mi scrisse un’avvocatessa dicendomi che da ostetrica non potevo parlare di sex toy, “metti che ti vedono i bambini”. I bambini non dovrebbero avere un accesso ai telefonini senza supervisione. Poi c’è sempre YouTube. Quindi l’unica maniera per proteggerli è educarli, non puoi avere il controllo su quello che faranno. Mi ricordo le domande anonime che mi facevano le terze medie “ma è vero che una sega coi piedi è più piacevole?” Poi ce n’era una sul BDSM che non mi ricordo a cui la psicologa non mi ha fatto rispondere.

Perché hai fatto incontri nelle scuole?
Sì, a Trento lo offrono a tappeto alle terza media e seconda superiore. Erano 4 incontri, 2 con lo psicologo, 1 con me ostetrica in cui parlavo soprattutto di anatomia, e uno insieme dove si rispondeva alle domande. Non so cosa dicessero le psicologhe ma c’è sempre il rischio che si concentrino solo su “è meglio aspettare quello giusto”.
A 14 anni avevano delle conoscenze che io zero a quell’età. Riescono ad arrivare a tantissime informazioni che non sanno gestire, a cui non sanno dare una risposta. Ci vorrebbe un’educazione prima.

Tu accompagni i genitori in questo percorso di educazione?
Ancora no, perché sto cercando di imparare sempre di più dal master spagnolo. Per l’impostazione che avevo, il tipo di sessualità di cui mi occupo principalmente è sanitaria, riguarda l’anatomia e i genitali. Qua nello studio con le psicologhe si voleva iniziare a fare un lavoro con bambini e adolescenti, ma soprattutto con i genitori.

Sei risalita a dei casi di violenza durante una valutazione o una consulenza?
Cerco di chiederlo e spesso ci arrivo. Magari me lo accennano e basta, poi dipende da quanto è stato metabolizzato, possono raccontare tutto o lasciarlo solo accennato. Violenze psicologiche una marea. Secondo me il tasso in generale è molto alto.

Le donne che hanno un dubbio lo chiedono a Violeta Benini. Quando Violeta ha un dubbio a chi chiede?
A Sonia! Sonia Levantino, la mia collega siciliana con cui faccio i corsi di formazione, che si occupa di riabilitazione del pavimento pelvico e mestruazioni come me. Siamo un po’ cloni, solo che lei segue di più gravidanza e allattamento. Se non ho chiuso del tutto le porte a quell’argomento è perché lei mi ha detto “non devi smettere”.

 

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Domande sveltine!

Domande sveltine, massimo 90 secondi per rispondere e non vale rispondere con dipende.
Non è possibile!

[è stata bravissima, non l’ha praticamente mai detto, forse le ho messo paura]

La risposta sarà pavimento pelvico!

Mestruazioni: perché alcune donne hanno i dolori e altre no?
Molto probabilmente può dipendere da squilibri ormonali, alimentazione non propriamente adeguata per la donna, disfunzioni del pavimento pelvico o comunque qualche altra disfunzione a carico del sistema endocrino.

È normale avere dolori?
Non è normale. Può essere normale avere un crampettino che ti fa capire che stai mestruando, non un dolore che ti faccia prendere un antidolorifico.
Sono in tante a prenderlo, vero?
Tante. E sono in tante a pensare che sia la normalità, soprattutto perché molti professionisti dicono che sia normale, perché fanno i loro 3 esami in croce e si fermano lì.

Anticoncezionali: pillola sì o pillola no?
Personalmente no. Dipende se alla donna piace o meno. Non è uno degli anticoncezionali di cui parlo felicemente, però se una donna ha quell’esigenza, l’aiuto a scegliere. Non il principio attivo nello specifico ma grossolanamente il tipo di concezionale, cerotto, anello o pasticca, dispositivo intrauterino (la spirale) o sottocutaneo e via dicendo.

[Qui ho approfittato della situazione e mi sono dilungata io perché mi interessava: sono sicura che mi perdonerete]

Perché non consiglieresti la pillola come prima scelta?
Perché sono degli ormoni sintetici. A parte gli effetti collaterali noti.. che poi la cosa buffa è che quando chiedo a una donna che prende la pillola se subisce effetti collaterali risponde subito “ah no niente” poi inizio con le domande sul calo del desiderio, la secchezza vaginale… e la risposta cambia. Gli ormoni di una donna sono pulsatili durante tutta la giornata e cambiano anche di giorno in giorno. La pillola è una botta di ormoni che deve durare per 24 ore, ma è piuttosto piatta. Soprattutto se è monofasica, con un unico dosaggio ormonale. Ce ne sono alcune che hanno 3 o 4 dosaggi ormonali e possono mimare un po’ meglio la fase ciclica naturale del ciclo mestruale. Poi ci sono l’anello, il cerotto e quello sotto il braccio che hanno un rilascio più o meno fisso, però nell’insieme tutti si vanno a sovrascrivere alle ovaie e per produrre quest’azione anticoncezionale l’ovaio deve un po’ silenziarsi. E secondo il mio parere, ma anche da quello che mi dicono le donne, con la menopausa non è che che una donna si appiattisca, semplicemente entra in un nuovo equilibrio dove non ci sarà più tutta questa grande ciclicità mese per mese ma una nuova ciclicità che alcuni pensano sia legata alla luna o alla stagione. Però non è piatta. Se andiamo a osservare chimicamente, con la pillola si passa da una fluttuazione a qualcosa di piuttosto piatto.

Come si fa a vivere senza pillola?
Purtroppo ci sono poche alternative come anticoncezionali. La DIU, dispositivo intrauterino o spirale al rame, il preservativo femminile e maschile. Quello femminile lo raccomando poco perché il rischio di gravidanza e di malattie sono leggermente più alti e costa tantissimo. Ci sono il diaframma contraccettivo e i metodi naturali, quello sintotermico, basato su calcoli manuali, o il Ladycomp/Babycomp che è una macchinetta che io uso personalmente e, in base all’andamento del mio ciclo, mi indica i giorni verdi in cui posso avere rapporti penetrativi non protetti. Ha un’attendibilità di 99,3% come la pillola. Se indica rosso devo usare una protezione barriera, che può essere un preservativo o un diaframma. Nel mio caso ho rossi 8 o 9 giorni, quindi durante 1/3 del ciclo uso il preservativo.

Dental dam o oral dam: esiste qualcuno che lo usa?
Non credo.
Va usato?
Sarebbe opportuno usarlo quando si vanno a praticare delle stimolazioni orali su una vulva che non si conosce e su un ano che non si conosce per evitare la trasmissione di malattie sessualmente trasmissibili.

 

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Miti da sfatare sulle coppette mestruali?
Non sono tutte uguali. Ormai una buona parte rovina la vagina e il pavimento pelvico. C’è quest’idea che vadano bene tutte e che nessuna faccia del male: sbagliato. Possono tirare fuori emorroidi, cistiti e via dicendo. Ci sono alcune anche che risucchiano la cervice.

[Produttori di coppette mestruali: smettetela di farle progettare ai designer e sviluppatele con qualcuno di competente in materia, per l’amore del pavimento pelvico!]

Gravidanza: parto cesareo o naturale (nel caso in cui si possa scegliere)?
Il taglio cesareo è indicato solo in un 10-12% dei casi, ovvero in caso di eccessiva emergenza, in cui la vita del bambino o della mamma dipendano da quella cosa, compresi i parti podalici. In teoria non sarebbe una cosa da scegliere ed è da promuovere il tipo di parto che faccia mento male, quindi un parto vaginale. Ci possono essere delle donne tocofobiche, in cui il pensiero di affrontare un parto vaginale può spaventare talmente tanto che possa essere meglio un cesareo, altrimenti resterebbero bloccate. Purtroppo, almeno in Italia, la percentuale dei tagli cesarei è molto molto più alta, anche perché dopo il primo parto cesareo c’è quest’idea che non si possa avere un parto vaginale. Quando, se è passato il giusto tempo per far guarire per bene l’utero, è meno rischioso un parto vaginale che un parto cesareo.

Parto a casa o in ospedale?
Il parto dove la donna si sente più al sicuro per far nascere il suo bambino.

Sex toy: quanti ne hai?
Allora, dovrebbero essere più o meno 250 misti e una trentina di palline vaginali che sono classificate come sex toy.

Per cosa li usi nel tuo lavoro?
Per parlare di sessualità, perché a volte l’immagine può arrivare più lontana che una frase. Magari uno si ferma a guardare un plug anale e scopre come stimolare l’ano. Li ho usati per capire come funzionano e a cosa possono essere utili. Li uso per gli incontri, in cui li spiego. E li uso moltissimo nel seguire la sessualità di una donna, o una coppia, e nella riabilitazione del pavimento pelvico.

 

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Qual è il tuo preferito? Toglimeli tutti tranne..
Posso sceglierne 2?
Va bene, 2, dai!
Uno vibrante, che può essere il Doxi Massagger o quello di Je Joue [se ricordo bene è il vibratore esterno Mimi], e quello là di ceramica [un bellissimo Persian Palm dipinto a mano realizzato in Toscana].

Il migliore sex toy clitorideo?
Quello di Je Joue [sempre il Mimi]

Quale non lasci mai a casa?
Quello, è piccino [domani tutte a comprare il Je Joue]

Il migliore per la stimolazione dell’area del punto G?
Allora, ne ho diversi… [pensa, pensa] sto pensando quale possa essere migliore.. Orchidée di Idée Du Désir, legno francese, pratico.

Il migliore per coppie da usare durante il rapporto sessuale?
Pulse II di Hot Octopuss [lo sto aspettando!]

Il migliore anale?
Direi il plug anale di Persian Palm, perché è un ottimo dilatatore, è fatto a scalettine, quindi inizi con un ditino e puoi arrivare al diametro che vuoi. È graduale, non scivola all’interno e soprattutto la ceramica è liscia e per un ano è una delle cose migliori, perché il silicone fa sempre un po più di attristo rispetto alla ceramica, al legno, al metallo o al vetro che sono proprio lisci.

Quello sopravvalutato?
Ina Wave.
Noooooo [disse la donna innamorata dell’Ina Wave]
Perché me la spacca. E l’ho chiesto io! Dovevo chiedere quell’altro, non il rabbit [credo si riferisse al Mona Wave]
E il Sona. [Il Sona è un sex toy che può far impazzire i clidoridi nel bene o nel male, in base alla propria sensibilità, anatomia ecc.]

Uno che non sei proprio riuscita a usare?
Il Dildo-Mento! [Un aggeggio inutile che in realtà si chiama Vibraoral, “progettato” per essere indossato sul mento e utilizzato durante il sesso orale]

Salute del pavimento pelvico: squirtare fa male?
No
Fa bene?
Potrebbe. Gli orgasmi, la sessualità, fanno bene perché sono una ginnastica che lo tiene attivo, vivo.

palline vaginali nello studio di violeta benini

Perché i coni vaginali solo meglio delle palline vaginali?

[Si alza per prendere una coppia di palline e un cono e iniziare lo spiegone: addio 90 secondi, era impossibile!]

Allora, intanto le palline vaginali nascono da un’idea vecchia, orientale, non si sa bene effettivamente in quale paese siano nate, e venivano usate in una maniera diversa. Erano due palline staccate, si racconta che l’esercizio fosse quello di muoverle separatamente in vagina, quindi avendo un’enorme consapevolezza del pavimento pelvico. Sono state poi riprese e riviste, e hanno tutte più o meno questa forme con 2 palline doppie. L’idea che passa è che io inserisca le palline in vagina, ci vada a camminare e l’oscillazione del pesetto batta sui muscoli e li faccia contrarre. Se questo funzionasse avremmo tutti nessuna difficoltà per avere, che ne so, la tartaruga scolpita, il bicipite definito. La pallina che oscilla non fa contrarre il pavimento pelvico, anzi, dal momento che queste palline restano bloccate in vagina, lo appesantiscono. Sono come un peso che la vagina si deve trasportare, trascinare. Un cono vaginale, ideato da Plevnik, ha una forma a cono che può ricordare quella di un uovo. Per la forma e il peso, non resta incastrato in vagina ma tende a scivolare. Quando inizia a scivolare alcuni muscoli del pavimento pelvico si attivano per non perderlo e parte una contrazione automatica che lo fa ritornare su. Il muscolo si rilassa, il cono riscende, “oh dio lo riperdo”, contraggo. Questa è la grande differenza. Le palline potrebbero essere usate al massimo durante degli esercizi di fisiokinesiterapia come supporto aggiuntivo, come un peso per allenare. Però solitamente quelle da sexy shop hanno dei pesi eccessivi e vengono usate male, possono peggiorare le disfunzioni del pavimento pelvico. Perché magari una donna che le prende è una donna che ha incontinenza. Se su Freeda hai letto che funzionano per migliorare il pavimento pelvico: no, messaggio sbagliato. E anche il cono, si può può trovare in farmacia o in negozio ma è sempre meglio essere seguite da un professionista. L’incontinenza può essere causata sia da ipertono che da ipotono, e se una donna ha ipertono [presente!], quindi un muscolo che non si sa rilassare, che resta sempre contratto, e questo qui ce lo metto dentro andrà a peggiorare la contrattura e a causare anche dolori. Stessa cosa per gli esercizi di Kegel. A volte passa l’idea che con il perineo all’inizio una debba andare di forza, invece bisogna andare di consapevolezza.

Perché bisogna avere il rialzino dell’Ikea per andare in bagno?
[si rivolge a @imtheph] Mi passi il cane morto? Perrito? Il modellino di colonna vertebrale! Quando è passato sotto i raggi x, dentro la valigia, mi hanno detto “signora, ma a parte queste bestie morte..”

Perché il rialzino fa bene? intanto, ci sono dei muscoli del pavimento pelvico che si vanno ad attaccare alla testa del femore, tra cui gli otturatori interni che stanno dentro il bacino. A questi muscoli si inseriscono i muscoli della parte più profonda degli elevatori dell’ano e alcuni anche un pochino più superficiali. Uno di questi va ad abbracciare il retto, e che cosa fa? Quando le gambe sono giù, lo tiene in tensione, quindi è come se questo muscolo strozzasse il retto. Tirando su le gambe, portando il ginocchio più in alto, questo muscolo si allenta, c’è meno tensione internamente. Quindi il retto si rettifica e le feci possono fuoriuscire meglio e senza fare troppi sforzi. Per la donna anche la pipì. L’uomo ha un sistema sfinterale e di muscoli diverso.

 

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Come facciamo a tenerci in forma senza danneggiare il pavimento pelvico?
Possiamo ancora fare gli addominali?

Non fanno tutti male. Quali che fanno male sono quelli che vanno ad agire su il pavimento pelvico. [Qui entra in scena Pollo] L’addominale può peggiorare un ipotono perché la persona non riesce a tenere chiuso, spinge in fuori. Oppure in risposta si contrae troppo e va a rinforzare un ipertono. La posizione per gli addominali dovrebbe essere quella in cui vado a usare gli addominali stessi per respirare, quindi li contraggo ma riesco comunque a respirare. Guarda cosa si rischia: il prolassoooo [spremuta di Pollo]

In un threesome con due uomini, fa bene la doppia penetrazione?
La doppia penetrazione potrebbe a lungo andare portare una disfunzione di rilassatezza eccessiva. Io non metto dei divieti assoluti. Se stai avendo delle pratiche sessuali un po’ estreme, non perché la pratica in sé sia estrema ma perché sono estreme le dilatazioni, consiglio di fare ginnastica compensatoria. Stessa cosa se uno fa uno sport di impatto per il perineo, servono esercizi compensatori per aiutare il perineo a ritrovare un suo equilibrio.

Prendere 2 peni nella vagina fa bene?
Stesso discorso di prima, potrebbe essere un diametro eccessivo. Il punto è: perché quella vagina o quell’ano di un uomo o di una donna vogliono due peni? Non sente più? E quindi parte già da una situazione di ipotono in cui la sensibilità si è ridotta? È un limite emotivo/mentale che vuole superare? È una curiosità? Sempre compensare con tanti esercizi, seguiti da un professionista.

L’uso prolungato di vibrazioni intense sulla vulva può causare delle problematiche?
Potrebbero portare una desensibilizzazione a livello del glande della clitoride. Se dovesse capitare che quel glande di pene, quel glande del clitoride, hanno bisogno di vibrazioni sempre più intense, è bene fare una pausa, cercare di abbassare il rumore e concentrarsi su altri metodi, usare una mano, dei massaggiatori senza vibrazioni ecc.

Fine delle domande sveltine!

Dove vuole arrivare Violeta Benini?
Tutti i clitoridi felici?? Se ci si unisce tutte si può divulvare in lungo e in largo!

Divulviamo!

Ivano – Mangiamo? [erano le 3]

Coro: Siiiiiiiii

 

 

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Jüne Plã, illustratrice del piacere e autrice di ‘Club Godo’ – intervista nuda