MISS STRESS è un romanzo che parla di feticismi, fantasie e desideri sessuali in modo schietto e gioioso.
C’è un uomo con la barba brizzolata e le spalle larghe, che si sta smanettando il cazzo su una sedia di peluche. E una ragazza che fruga nella sua vagina masticando una gomma con la testa capovolta. È tutto storto, ma sembra essere proprio questo il verso giusto.
Viola, protagonista e voce narrante, ha 27 anni, vive a Roma, lavora in una galleria d’arte del centro ed è anche una Prodomme, una mistress professionista che viene pagata per performare pratiche fetish che non prevedono nessun contatto fisco o pratica strettamente sessuali e in cui i suoi clienti – uomini adulti e sposati, con il portafoglio pieno e un vuoto nella vita sessuale – possono realizzare le loro fantasie più viscerali e vere, abbracciando temporaneamente la loro identità socialmente stigmatizzata di feticisti, sottomessi o schiavi.
Le Mistress vengono da Venere e gli slave dalla Brianza. Ma soprattutto da Collina Fleming, Prati e Parioli.
Viola ci porta in giro per le strade, i parchi e le case di Roma e ci fa sbirciare in quello che succede nella sua vita un venerdì sera al venerdì successivo: una settimana in cui Viola lavora, mangia, dorme, fa sport, si fa la doccia, si veste, si sveste, vende mutandine usate, incontra amiche, amanti, amori e clienti, fa sesso, si masturba, si innamora, si disinnamora, gonfia bolle di Big Babol e palloncini e poi li fa scoppiare.
[…] ho sempre saputo, da quando è morto mio padre, che nessun uomo al mondo mi avrebbe salvato la vita, e non lo avrei mai voluto. Ce l’avrei fatta con le mie mani, sempre.
Adesso mi aiuto anche coi piedi, sia quando sono nudi, sia quando sono velati da calze nere e chiusi in un paio di scarpe col tacco.”
Viola naviga la parte centrale di quel mondo racchiuso nelle quattro lettere di BDSM – il “DS”, che sta per Dominazione e Sottomissione.
Edoardo mi invia del denaro e in cambio non ottiene praticamente nulla di materiale, ma solo la sensazione di vuoto dell’essere stato usato, l’umiliazione derivata dal sapere che io sto godendo nello spendere i suoi soldi.
Ogni nuovo incontro con un cliente diventa un’opportunità, per chi legge, di imparare qualcosa su le dinamiche e le pratiche fetish che fanno parte del repertorio di Viola – dominazione finanziaria (Findom), feticismo dei palloncini (Balloons Fetishism) femminilizzazione (Sissification), umiliazione.
Questo contenuto più informativo si intreccia alla trama senza interromperla ma, al contrario, arricchendola e fornendo gli strumenti culturali per conoscere almeno una parte di un mondo che è vasto e sfaccettato, popolato di una pluralità di attori/attrici e scenari.
[…] nel mondO BDSM non c’è nulla di sporco, oscuro o malato. Non c’è mai nulla di sporco e malato quando degli adulti decidono consensualmente di donarsi gli uni agli altri. Anche solo per una notte. Anche solo per trenta minuti.
Miss Stress ricolora la rappresentazione mainstream e stereotipata del BDSM smorzando le sfumature di grigio in cui è storicamente stato dipinto e confinato.
Per una volta il BDSM non è ritratto grottescamente come una dimensione parallela, esclusiva, inaccessibile e arrogante, fatta di ombre e bui e popolata da figure austere e algide. E non è relegato in un dungeon, in luoghi e momenti altri rispetto a quelli della vita di tutti i giorni alla luce del sole. Il BDSM si intreccia con il quotidiano e diventa quotidiano, visibile, accessibile e, insieme a Viola, entra nelle case qualsiasi, nei luoghi di lavoro, nelle vite banali di persone ordinarie.
Sono l’antitesi della Mistress tutta latex, pelle e borchie. Sono la vergogna delle Mistress sadiche e brutali che schiavizzano gli uomini a suon di frustini a sedici corde. Io stasera ne schiavizzerò uno con il solo ausilio di palloncini colorati e bolle di Big Babol.
[…] il mio ruolo di Prodomme, Professional Dominatrix, adesso, è accompagnarlo in questo lato della sua sessualità in modo gioioso e rassicurante, e soprattutto senza giudizio.
Viola abita il mondo feticista con gioia, piacere e soddisfazione. E, a sua volta, è una feticista dei piedi.
Il feticismo dei piedi è quello più conosciuto, ma viene sempre raccontato attraverso un’unica prospettiva e inquadrato come un feticismo esclusivamente maschile. Miss Stress amplia anche questa narrazione e lo fa in un modo molto naturale e per niente forzato.
Questo romanzo ricontestualizza il BDSM all’interno di un’esplorazione libera, informata, consapevole e autodeterminata della sessualità.
La condotta sessuale e il feticismo non definiscono le identità dei protagonisti del romanzo, non li riducono a tipizzazioni piatte, ma ne colorano le vite e diventano sinonimo di libertà – e non di perversione – sessuale.
Con questo romanzo, del BDSM Anita Dadà non mostra solo i ruoli fissi, le gerarchie e le strutture, ma invita a guardare alla complessità fatta di dialoghi, di negoziazioni e di scambi – di potere, di piacere, di controllo.
Lui, gonfio di piacere, io di onnipotenza.
Stavo oltraggiando una figura istituzionale e non c’era nessun poliziotto ad ammanettarmi e a portarmi via. Neanche nel miglio sogno di un anarchico sarebbe mai accaduto tutto questo.”
Anita Dadà è un’artista romana che fa incursioni davanti e dietro la lente fotografica per immortalare l’erotismo quotidiano in scatti che esplorano il corpo, la sensualità e il fetish lasciandosi contaminare da ironia e spontaneità. Quando non scatta fotografie, produce video fetish. Per noi ha scritto dei brevi racconti erotici che prendono forma intorno a feticismi gioiosi e trallallà.